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Divieto di accesso ai cani e gatti randagi provenienti dall’Ucraina

Il ministero della Sanità ha emanato un divieto per il quale cani e gatti randagi, privi di effettivo proprietario, non potranno varcare il confine italiano.

Dall’inizio del conflitto in Ucraina sono stati attivati corridoi per permettere ai Pet che accompagnano i profughi, anche privi di passaporto vaccinale, di varcare i confini. Chi fugge con il proprio animale può entrare negli stati europei ma deve seguire un iter ben specifico. I veterinari preposti una volta che l’animale è arrivato a destinazione dovranno infatti eseguire le vaccinazioni mancanti.

Questo permesso non è stato esteso ai cani e gatti provenienti da canili o rifugi. La motivazione di questa decisione è la volontà di prevenire focolai di Rabbia. Diversamente da altri paesi confinanti, in Italia la Rabbia non è più presente da diversi anni,. l timore è che allentando le misure di controllo possano ripresentarsi focolai. La Rabbia è un virus che può infettare anche l’uomo ed essendo una malattia letale e senza cura l’attenzione è sempre molto alta.

Le proteste della LAV

La decisione di non includere nei corridoi d’ingresso anche i gli animali provenienti dai rifugi o dai canili è, secondo LAV una decisione “discriminatoria”. Sul sito dell’associazione si legge che:  “LAV pur condividendo l’attenzione del Ministero nei confronti di questa zoonosi, ha prontamente scritto al Ministro della Salute, Roberto Speranza, affinché riveda la decisione”.

Cosa dice la legge europea

In base al Regolamento UE 576/2013 un animale da compagnia che entra negli stati dell’Unione, non a fini commerciali, deve:

  • essere dotato di microchip regolarmente registrato
  • possedere un documento che attesti l’avvenuta vaccinazione antirabbica
  • aver fatto la titolazione degli anticorpi non meno di 3 mesi prima dell’ingresso

Approfondisci leggendo il nostro articolo sulla vaccinazione ANTIRABBICA:

Il virus della Rabbia in Ucraina

La Rabbia è una zoonosi, ovvero un virus che è in grado di effettuare il salto di specie e passare dagli animali all’uomo. Benchè in Italia non sia più presente in Ucraina e nelle regioni dell’Europa orientale è ancora oggi molto diffusa.

Secondo le informazioni fornite dal centro di referenza nazionale della rabbia dell’Istituto zooprofilattico sperimentale delle Venezie si calcola che nel 2021 in Ucraina sono stati segnalati 132 casi di rabbia tra i selvatici (la volte è risultata la principale fonte) e 265 casi di animali domestici di cui 109 cani e 130 gatti. Per questo motivo l’attenzione sull’ingresso dei Pet rimane alta.

 

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