La Norvegia condanna l’allevamento di Bulldog inglesi e Cavalier King Charles Spaniel!
Lo scorso 31 gennaio, il Tribunale distrettuale di Oslo ha emesso una sentenza senza precedenti. Di fatto viene vietato l’allevamento di Bulldog inglesi e Cavalier King Charles. Infatti, la selezione genetica volta alla sola ricerca di esemplari belli da vedere avviene a discapito del loro benessere.
Nella sentenza si specifica il divieto di allevamento per queste razze, in virtù di una violazione della legge sulla protezione degli animali. Per capire la portata di questa affermazione basta riflettere sulle malattie che ormai quasi tutte le razze hanno nel proprio bagaglio genetico. Nello specifico i Cavalier spesso soffrono di mal di testa perché il cranio è troppo piccolo, ma anche di problemi al cuore e agli occhi troppo sporgenti.
Il bulldog, a causa del muso sempre più appiattito, ha sviluppato gravi difficoltà respiratorie. Tuttavia si aggiunto anche problemi dermatologici (dovuti alle rughe tanto care ai loro estimatori), riproduttivi e ortopedici.
Perché proprio i Bulldog inglesi e i Cavalier King Charles Spaniel
I Giudici affermano che “l’incapacità genetica della razza di partorire naturalmente, è già di per sé una buona ragione per cui il bulldog non dovrebbe essere utilizzato per la riproduzione”.
Nella sola Norvegia, negli ultimi 10 anni, più della metà dei bulldog allevati ha dovuto subire un parto cesareo per poter nascere.
Tra i veterinari di tutto il mondo questa sentenza è al centro di un dibattito che si protrae oramai da diversi anni. Ci si domanda infatti se se la ricerca dell’estetica stia perdendo di vista il benessere dell’animale. Molti sono addirittura arrivati a parlare di maltrattamento genetico.
Il capo della Norwegian Animal Welfare Society da dichiarato come “sia necessario cambiare il modo in cui alleviamo. Il metodo poteva essere accettabile 50 anni fa, ma adesso non più”.
Cosa potrebbe succedere
La sentenza al momento è impugnata e non ancora in vigore come legge. Potrebbe però essere l’inizio di una svolta importante, soprattutto perché altri stati europei sembrano interessati a fare da eco. Indipendentemente dall’iter burocratico, la questione solleva quesiti molto importanti per il benessere dei cani.